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Creato: Martedì, 10 Gennaio 2006 02:00
IL GIORNALE DI VICENZA
Martedì 10 Gennaio 2006
Festa del broccolo fiolaro tra l’arte e la gastronomia
(e. f.) Dal 13 al 22 gennaio, otto giorni di festa tutta dedicata al broccolo fiolaro, il celebre ortaggio coltivato sulle colline di Creazzo.
In programma ci sono esposizioni di pittura, musica, danze, corsi di cucina, mercatino dell’antiquariato e ovviamente, soprattutto, gastronomia: la 7ª Sagra del broccolo fiolaro di Creazzo - patrocinata da Comune di Creazzo, Pro loco, Provincia, Regione e dal consorzio “Vicenza è” in collaborazione con varie associazioni locali - prevede un ricco programma di appuntamenti ed eventi d’ogni tipo, ma a farla da padrone sarà lui, il gustoso ortaggio invernale che trova la sua naturale diffusione nella zona collinare della Rivella.
«Quest’anno la festa dura ben otto giorni contro i due-tre degli anni scorsi - racconta il sindaco Gervasio Cortiana -. Amministrazione e Pro loco hanno intensificato gli sforzi e l’impegno e i risultati stanno arrivando: gli obiettivi che ci eravamo proposti sette anni fa, al tempo della prima sagra del broccolo, sono stati raggiunti e ora vanno consolidati. In sette anni abbiamo fatto riscoprire ed apprezzare quest’ortaggio tipico dalle notevoli proprietà benefiche soprattutto per l’elevato contenuto di sostanze antiossidanti, siamo riusciti a farne aumentare la produzione e a fargli posto nel mercato. Vogliamo continuare su questa strada per dare la massima valorizzazione a questo prodotto tipico del nostro territorio; già da qualche tempo l’amministrazione sta pensando alla creazione di un consorzio e pare che ora le cose si stiano muovendo positivamente».
La sagra inizierà venerdì 13 con l’apertura - alle 19 - della mostra di pittura di artisti locali nel Palazzo del Colle in piazza Roma, ristrutturato di recente; alle 20 invece si partirà - sempre da piazza Roma - per una suggestiva “camminata sotto la luna” per visitare i luoghi di coltivazione del broccolo fiolaro; si prosegue sabato con una serata gastronomica con specialità a base ovviamente di broccolo, allietata dalla musica dell’orchestra “Duca d’Este Band”. Tutte le manifestazioni si svolgeranno nel Palatenda riscaldato del Polisportivo comunale.
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Creato: Giovedì, 05 Gennaio 2006 02:00
IL GIORNALE DI VICENZA
Giovedì 05 Gennaio 2006
Dal broccolo fiolaro alla patata dorata «Ma la nostra tradizione sta sparendo»
Una cucina che scompare lentamente. «Sta accadendo per quella vicentina come per molte altre, senza che ci possiamo opporre», spiega nei suoi scritti il cultore dell’antica cucina Amedeo Sandri. Come maestro, sa ciò che i vicentini rischiando di perdere irrimediabilmente. Scrive per tramandare, poi spiega, prepara, cucina e conserva ciò che il tempo tende a cancellare. Chi meglio di lui conosce la vera essenza della cucina vicentina? Aggrotta le sopracciglia quando gli si chiede quali siano i nostri prodotti a rischio d’estinzione.
«Tanti e pochi...», sembra dire considerando ciò che di originale è rimasto or ora in cucina! Ma Amedeo Sandri ce l’ha in testa quel sapore da “brustoin” della polenta: «Anzi, posso dire che l’antico gusto lo conservo ancora in bocca».
I giovani si sa, sono poco avvezzi alle tradizioni, tanto che l’hamburger come il trancio di pizza, di certo non bastano per comprendere il valore di un’antologia fatta di antichi sapori. Di “testimonianza gastronomica” si può parlare ascoltando Amedeo Sandri: «Viene da chiedersi allora quale sia il futuro della nostra cucina – quella che va ben oltre il baccalà, per intenderci -, se oggi la cultura non arriva a dar man forte alla nostra cucina tradizionale. Sì, l’ultima speranza – risponde il cuoco-filosofo-, viene dal fondere la cucina con la cultura».
Un tentativo portato con successo da Sandri come esempio, riguarda quel “broccolo fiolaro” che ha avuto da qualche anno la fortuna di essere stato un recupero culturale prima ancora di diventare prodotto da mercato. «Non escludo che il futuro di molti altri prodotti vicentini – spiega il cuoco-, sia vincolato a questo rapporto che ha portato ad un altro prezioso recupero, quello della patata dorata delle terre rosse del Guà. In questo un fondamentale impegno è portato dalla attività dell’Istituto di Agraria “Strampelli” di Lonigo, dove con la selezione e la conservazione si tenta d’evitare la sparizione anche del sedano di Rubbio, vera e propria bandiera provinciale»,come lo definisce nel suoi libri Sandri.
Bollino rosso anche per le “rape culati”, rape bianche di Milano infilate su degli spaghi e lasciate disidratare all’aria sotto quei portici delle vecchie case coloniche, anch’esse vere e proprie rarità da conservare, come segni del tempo e di una civiltà ormai quasi persa.
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Creato: Mercoledì, 19 Gennaio 2005 02:00
IL GIORNALE DI VICENZA
Mercoledì 19 Gennaio 2005
Il broccolo ne “sfama” 1300
(m. e. b.) Broccolo fiolaro superstar per 1.300. La sesta sagra, andata in scena da venerdì a domenica sotto il palatenda riscaldato di piazza del Comune, ha infatti visto 8 quintali di fioi fatti fuori, appunto, da più di mille commensali, da appassionati a neofiti che hanno colto l'occasione per fare conoscenza con l'ortaggio diventato il simbolo culinario di Creazzo.
Il programma che s'è aperto venerdì sera con una bucolica passeggiata alla scoperta delle zone di produzione del broccolo, è entrato nel vivo sabato e domenica, quando dal tendone è passato circa un migliaio di persone, senza contare chi non ha consumato.
Un’affluenza tale che gli organizzatori della pro loco, pur essendo attrezzati ad un assalto di buongustai, sono dovuti comunque andare a recuperare altrove ulteriori broccoli, dopo che le scorte della cambusa erano finite.
Le serate, terminate a giri di liscio, hanno infatti riscosso un grande successo fra un piatto di risotto, coessin e pizza. Tutto rigorosamente a base di broccolo.
Protagonista delle serate anche una new entry che ha debuttato l'anno scorso ma che molti non conoscevano ancora: il broccolino, liquore al broccolo che ha sorpreso più di un palato, compresi i più scettici.
Non solo fiolaro però nel panorama del weekend creatino. Domenica pomeriggio infatti s'è celebrato il gemellaggio tra l'ortaggio autoctono e il radicchio di Asigliano Veneto, sancito dalle rispettive pro loco.
E un momento di studio si è invece svolto nella mattinata di domenica quando chef, giornalisti ed esperti hanno indagato la versatilità del broccolo in cucina in un convegno che ha riempito la sala consiliare del comune.
Tavola rotonda coronata dal pranzo preparato dallo chef Gianluca Tomasi, che ha rielaborato con fantasia il celebre ortaggio, stupendo tutti con un dolce particolare: il gelato al broccolo. Soddisfatto il presidente della pro loco Domenico Bolcato: «Dobbiamo ringraziare chi ci ha aiutato e in particolare le trattorie I Tre Scalini, Cortese, Bellavista, e San Marco, il ristorante Alla Rivella e la creperia La Capannina.
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Creato: Venerdì, 26 Novembre 2004 02:00
IL GIORNALE DI VICENZA
Venerdì 26 Novembre 2004
Il menu d’autore dello chef vicentino
Milano. (g. n.) Ci voleva la bonomia tutta veneta del presidente Paiusco per uscire dal severo schema del “Cracco Peck”, uno dei ristoranti più “in” del momento nel capoluogo lombardo, a ridosso del Duomo, dall'atmosfera più giapponese che meneghina.
Al dessert l'avvocato ha infranto il rigoroso menù, per quanto improntato all’Asiago, per far mettere in tavola un piatto di stagionato. Ci mancava poco che non chiedesse il clinto.
In omaggio al venticinquesimo del Consorzio di tutela, lo chef Carlo Cracco ha allestito per la stampa una crema al broccolo fiolaro con Asiago fresco grattugiato, per superarsi subito dopo con i ravioli fondenti di Asiago fresco e stagionato con funghi.
Quindi un filetto di maiale gratinato all'Asiago stagionato con castagne e carciofi. Se il formaggio ha fatto la sua parte, non hanno certo sfigurato i vini, rigorosamente vicentini: dal Gambellara classico Montecrocetta al Colli Berici tocai rosso Piovene Porto Godi, per passare con il filetto al Breganze cabernet sauvignon di Maculan, al recioto 2001 di Zonin che ha accompagnato la granita all'uva e arancio candito, per concludere con un formidabil e Torcolato 2001 della Cantina Beato Bartolomeo. Tempi lunghi con i piedi sotto la tavola per la frenesia della metropoli lombarda. Ma un mezzo trionfo con cui lo chef vicentino, diplomato all'Artusi di Recoaro, celebre per conquistare stelle Michelin in qualunque locale si assuma l'onere dei fornelli, ha voluto partecipare a questa passerella dell'Asiago.
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Creato: Domenica, 21 Marzo 2004 02:00
IL GIORNALE DI VICENZA
Domenica 21 Marzo 2004
Semmai ve ne fosse stato bisogno, il broccolo fiolaro, ...
Semmai ve ne fosse stato bisogno, il broccolo fiolaro, celebrato ortaggio di Creazzo, ha avuto la sua definitiva consacrazione al "Tecnofood-Bar", settima edizione dell'Asso.Cuo.Ri. veneti, la prestigiosa rassegna gastronomica padovana dove una delle più apprezzate specialità della trattoria "Cortese" di Creazzo (via Rivella, 21), la "Suprema di faraona ripiena di broccolo fiolaro con salsa di broccolo" ha vinto il "Piatto del Sorriso" assegnato da una giuria di giornalisti del "Corriere della Sera" e della "Stampa". Dice la motivazione che il premio è stato conferito per "il sapore, la bellezza e la composizione" del piatto ideato dallo chef Antonio Bazzi, piatto magnificamente abbinato ai carciofi saltati con acciughe e radicchio trevigiano all'aceto balsamico e dadolata di patate e carote.
La rassegna, cominciata l'8 febbraio scorso, ha visto impegnati per cinque giorni i ristoranti più noti della regione, ciascuno dei quali ha presentato tre piatti appartenenti alla loro migliore selezione. Due le giurie cui era affidato il non facile compito di giudicare le creazioni esibite. Quella dei giornalisti, come detto, ha scelto la "Suprema" della trattoria "Cortese". L'altra, formata dai più titolati chef veneti, pronuncerà a maggio il suo giudizio che riguarda l'insieme dei piatti presentati.
Il riconoscimento andato alla trattoria "Cortese" è stato accolto col più vivo compiacimento dai cultori della tipica gastronomia vicentina. Premia infatti uno dei locali più legati alle migliori tradizioni della nostra terra.
Dal fondatore, di cui ancora si ricordano le straordinarie grigliate, il compito di onorare la fama della trattoria è passato alla figlia Laura. Sono stati conservati, esaltati i sapori propri della cucina vicentina ai quali sono state affiancate autentiche ghiottonerie: le carni di bisonte per esempio, di canguro, struzzo, le lumache allo spiedo oltre che la selvaggina. Insomma, la trattoria "Cortese" rappresenta un approdo sicuro anche per i più esigenti gourmet.
Tornando al broccolo fiolaro, il celebrato ortaggio di Creazzo oramai noto in tutto il mondo, segnaliamo due piatti particolarmente stuzzicanti della trattoria "Cortese": il "Fagottino ripieno al broccolo fiolaro" e le "Campanelle saltate al broccolo fiolaro con tastasale". Per chiudere ricordiamo due tipologie di confetture diverse di broccolo che da tre anni incantano i commensali del locale. Queste confetture si possono accompagnare ai dessert ai quali da sempre la trattoria "Cortese" riserva particolare riguardo. Infine le serate enogastronomiche a tema. Un appuntamento da non perdere, dedicato alle specialità di stagione, organizzate in collaborazione con le cantine della zona.
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Creato: Giovedì, 19 Febbraio 2004 02:00
IL GIORNALE DI VICENZA
Giovedì 19 Febbraio 2004
Veronelli lancia i “Comuni doc”
Ha già trovato parecchie adesioni anche nel Vicentino la proposta di un “marchio” comunale sui prodotti agroalimentari, che ne garantisca origine e qualità, lanciata da Luigi Veronelli, che sarà oggi a Creazzo alle 17 nella sala del Consiglio comunale per un incontro con amministratori pubblici e rappresentanti delle categorie economiche. La “De.c.o.” (Denominazione comunale d’origine) è già stata adottata dai Comuni di Creazzo (per il broccolo fiolaro), Recoaro (per l’acqua e la fioretta), da Marano (per il mais), mentre l’iter burocratico si sta concludendo ad Asigliano (a tutela del radicchio rosso) e a Grumolo delle Abbadesse (per il riso). Ha dimostrato interesse all’idea anche il Comune di Villaverla (che è stato invitato all’incontro di oggi), che vorrebbe mettere un “marchio” al celebre clinton, un tempo vino assai diffuso, di cui adesso è vietata la vendita. Per questo motivo oggi dovrebbe - più correttamente - essere chiamato bevanda, ma il clinton è ancora prodotto e diffuso nelle campagne vicentine.
La “De.c.o.” lanciata da Veronelli è la riproduzione a livello agroalimentare italiano di quello che in Francia si fa già con il vino, con i Cru e i Grand Cru , cioé l’individuazione specifica del terreno sino al singolo vitigno per definirne le caratteristiche e specificità. Questo procedimento, sostiene Veronelli, ha due effetti positivi: da un lato garantisce la qualità (come si dice con termine tecnico la tracciabilità) del prodotto, e dall’altro permette prezzi più bassi al consumo e maggiori introiti ai produttori. Non è un controsenso, perché con la “De.c.o.” vengono eliminati i passaggi intermedi dei grossisti e mediatori.
Lo prova Luigi Veronelli (il guru dell’enogastronomia italiana, 78 anni portati con lucidità e signorilità, chiamato anche “Sua Nasità” da Gianni Mura per il suo olfatto imbattibile) l’ha portata all’incontro che ha avuto il mese scorso a Padova, quando ha citato l’esempio di Lecce. Nel capoluogo pugliese il sindaco Adriana Poli Bortone (di An, già ministro dell’Agricoltura, non sospettabile di simpatie no - global quindi) ha adottato la “De.c.o” nel febbraio scorso: i prezzi al consumo dei carciofi di Lecce sono scesi del 4% e l’introito dei produttori è aumentato del 17%.
Finora, in Italia sono 250 i Comuni che hanno adottato la “De.c.o.” e di questi una cinquantina sono nel Veneto: «Nessuna regione come questa - ha detto Veronelli - ha migliori possibilità per valorizzare i suoi prodotti».
Accanto a quella della “De.c.o.”, Veronelli si sta impegnando anche sul fronte del prezzo sorgente, sostenendo che è necessaria l’indicazione - mettiamo su una bottiglia di vino - di quanto il prodotto costa al produttore. Con questa indicazione, si mette il consumatore finale nelle condizioni di decidere se i successivi aumenti di prezzo sono giustificati da altre ragioni (per esempio, il servizio del ristorante) oppure no.
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Creato: Mercoledì, 18 Febbraio 2004 02:00
IL GIORNALE DI VICENZA
Mercoledì 18 Febbraio 2004
La Clerici e Veronelli con il broccolo fiolaro
Il broccolo fiolaro di Creazzo sarà oggi protagonista della puntata “La prova del cuoco”, il programma condotto da Antonella Clerici in onda su Raiuno alle 11.35. A illustrare la bontà e le virtù salutari del broccolo (non va dimenticato che in Giappone è utilizzato per preparare una medicina anti - tumore: proprio per documentare la sua produzione un anno fa è giunta a Creazzo una troupe della Fuji Television da Tokio) sarà il giornalista Beppe Bigazzi.
Ai fornelli delle cucine della Dear a Roma, dove è allestito il programma, ci saranno due chef locali: Enzo Gianello e il cognato Roberto Mattiello, dell’Antica Osteria “Penacio” di Arcugnano, tradurranno in pratica alcune ricette tra quelle proposte dal libro “Il broccolo fiolaro nel piatto”, edito da “Terra Ferma” con il sostegno di “Vicenza qualità”, azienda speciale della Camera di commercio.
Domani il broccolo fiolaro, che l’amministrazione del sindaco Gervasio Cortiana ha inserito nella “D.e.c.o” sarà anche al centro dell’incontro con Luigi Veronelli, in consigli o comunale alle 17.
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Creato: Lunedì, 26 Gennaio 2004 02:00
IL GIORNALE DI VICENZA
Lunedì 26 Gennaio 2004
Intervista a Luigi Veronelli: La rivoluzione dei comuni De.Co.
- Sono un anarchico perché sono liberale come il mio maestro Benedetto Croce - La strada è quella indicata dai francesi che hanno i “Cru” e i “Grand Cru” - Una lezione a Padova Il celebre scrittore e giornalista ha spiegato cos’è la denominazione comunale d’origine «I Comuni unico rimedio contro le multinazionali»
Luigi Veronelli all’università spiega la rivoluzione della “De.C.O.”
di Antonio Di Lorenzo
inviato a Padova
Vuole ribellarsi alle logiche delle multinazionali, che schiacciano tanto i gusti quanto l’economia locale, e uniformano i consumi del pianeta. In nome della difesa del particolare , ha deciso di chiamare a raccolta i Comuni a valorizzare le proprie produzioni.
Non è una santa alleanza, perché lui è ateo e anarchico, ma la religione laica del rispetto del prossimo, che vuol dire rispetto del lavoro altrui, della sua cultura, del suo giusto profitto, c’è tutta nella sua proposta di una “Denominazione comunale d’origine” dei prodotti (l’acronimo è “De. C. O.”). L’idea si sta diffondendo in Italia . Già 250 Comuni l’hanno adottata. E cinquanta di questi sono del Veneto.
- Perché ce n’è bisogno?
«Le faccio un esempio fresco fresco. I produttori spagnoli di lardo sono andati negli uffici dell’Unione Europea a Bruxelles per chiedere che sia cancellato il criterio geografico nell’attribuzione dei prodotti. E sa perché?»
- No. Racconti.
«Perché altrimenti loro non possono più vendere ai Comuni attorno a Colonnata il loro lardo spagnolo».
- Se c’è qualcuno che vende c’è anche qualcuno che compra. E che rivende. Il mercato è pieno di lardo che viene spacciato per quello di Colonnata mentre non lo è. Come è ricco di farina di “mais Marano” o “maranelo” che dir si voglia, che non può essere vera, perché nella zona di Marano se ne producono poche centinaia di quintali. Qual è il meccanismo che non funziona, secondo lei?
«Le grandi industrie, la grande distribuzione e le multinazionali hanno interesse a far passare il principio della “ultima trasformazione sostanziale” nella produzione. È un’idea orwelliana che stanno cercando di far passare a Bruxelles, in base alla quale un prodotto può avere la denominazione del territorio in cui avviene non la produzione, ma il confezionamento. Per cui si compra chissà dove, si inscatola qui e il prodotto, automaticamente, diventa nostrano. Come il lardo di Colonnata... che è spagnolo. In questo modo non si garantisce nulla: né la qualità, né la produzione locale, né i consumatori. Anzi, questo implica lo sfruttamento di coloro che coltivano la terra - in Italia o in altri Paesi, specie del Sud del mondo - a vantaggio di chi gestice il commercio e la trasformazione dei prodotti».
- Perché aver fiducia nei Comuni?
«Perché il padre Dante diceva che le uniche autorità cui dare rispetto sono il padre, la madre e il Comune. Il periodo dei Comuni è il più bello della storia italiana».
- Ma adesso cosa può fare il sindaco contro lo strapotere delle multinazionali?
«Può difendere il suo territorio. E non è poco. Il sindaco, attraverso le Denominazioni d’origine comunali certifica la provenienza di ogni prodotto dalla sua terra. Tecnicamente, il Consiglio comunale deve approvare un regolamento ad hoc e istituire un albo dei prodotti locali. Ma il significato è profondo: contrastare il tentativo - anche della Ue - di annullare i giacimenti gastronomici locali a favore dei prodotti industriali».
- Nel Veneto hanno aderito 50 Comuni. Sono pochi o tanti?
«Poche regioni in Italia come il Veneto hanno così tanti prodotti su cui far leva. La “De. C. O.” punta a valorizzare la cultura della terra e non solo la coltura. E quella del Veneto è una bella terra, sotto entrambi i profili».
- In Francia esistono i “Cru” e i “Grand Cru” per caratterizzare il vino, fino a individuare il singolo vigneto.
«Il ragionamento è lo stesso delle “De. C. O.”. Se ha funzionato in Francia perché non dovrebbe funzionare altrove?»
- Ha già delle prove?
«Guardi Lecce. L’anno scorso il sindaco, che è Adriana Poli Bortone (già ministro dell’Agricoltura con Berlusconi, esponente di Alleanza Nazionale, quindi persona che ha sicuramente l’idea e il senso dello Stato) ha adottato la “De. C. O.” per i prodotti comunali. Sa cos’è successo per i carciofi? Gli introiti per i produttori sono aumentati del 19% mentre il prezzo dei carciofi al consumo è diminuito del 4%. Il motivo c’è: è stata eliminata l’intermediazione, specie la grande distribuzione. I prezzi, quindi, calano».
- È sempre un sogno per il consumatore riuscire a dribblare la grande distribuzione (e i conseguenti aumenti di prezzo) e comprare direttamente alla fonte.
«A Parigi lo fanno da 50 anni con la Foire des Particuliers, la “Fiera dei particolari”, affollata di produttori che lavorano bene, ma sono sconosciuti al grande pubblico perché fuori dai circuiti. I francesi hanno imparato a fidarsi e ad acquistare da loro. E ci guadagnano in qualità e prezzo. In Italia ho riproposto questo schema al Centro sociale Leoncavallo di Milano con la Fiera dei particolari. È stato un grande successo».
- Ma il pubblico, nella società della comunicazione globale che martella di spot fascinosi, recepisce questa novità della “Denominazione comunale d’origine”?
«Lo chieda ai produttori della patata di Martinengo, nel Bergamasco, oppure a quelli che producono la farina di Castegnato, nel Bresciano: non stanno più dietro alle richieste».
- Come può un prodotto di nicchia avviare un processo economico di grande scala, che consenta adeguati margini a produttori e consumatori?
«Basta crederci. Prenda l’olio. La produzione italiana è di 5 milioni di tonnellate. La richiesta è di 7 milioni di tonnellate. Nonostante questo, quest’anno nella zona di Barletta, che ha centinaia di migliaia di olivi, non è stata effettuata la raccolta delle olive. Il motivo è solo economico: al produttore raccogliere la quantità di olive necessaria per litro d’olio costa diecimila (vecchie) lire. Le multinazionali importano olio dai malavitosi...»
- Ne è sicuro?
«Il mercato dell’olio è una me... a. Lo dico da sempre e aspetto le querele. Finora non sono arrivate».
- Diceva dell’olio delle multinazionali...
«Non si sa di che origine sia, viene lavorato chimicamente dalle multinazionali e venduto come olio extravergine per 3.750 lire al litro. A questo punto capisce perché le olive restano sull’albero».
- Cosa suggerisce?
«Bisognerebbe difendersi dalle orribili leggi in vigore anche in Italia, e che nessuno cambia. Dal canto nostro, il 2 febbraio occupiamo il porto di Monopoli, a Bari, dove è stato bloccato un cargo con olio di nocciole rettificato, arrivato dalla Turchia. In questa società non si deve ricorrere alla violenza, ma a mezzi estremi sì. Non si può obbedire a leggi inique. Ecco perchè sono anarchico».
- Il motto dell’anarchia è “Né leggi né Stato”. È questo che vuole?
«L’anarchia l’ho imparata dal mio maestro Benedetto Croce, che nel dopoguerra teneva lezioni a Milano, al partito liberale. Sono anarchico perché sono liberale».
- E l’amore per il vino chi gliel’ha insegnato?
«Mio padre. Il giorno della prima Comunione mi ha fatto assaggiare un bicchiere di vino. E mi ha detto: “Non mandarlo giù subito. Guardalo, annusalo...”. È questo il segreto. Spesso mi chiedono: “Come si fa a diventare Veronelli?”. Rispondo: “È facile. Basta stare attenti a quello che si porta al naso e alla bocca” ».
- Lei che è così sensibile alle questioni legate ai prezzi, cosa dice di bottiglie di vino che costano sessanta, cento e anche duecento euro?
«Non comprerei mai un vino che costa 30 euro...»
- Per forza, lei è Veronelli: a lei i vini glieli regalano.
«Certo. E per mestiere li assaggio. Ma sono attento a consigliare un ottimo vino che costa 2 euro e mezzo. Voglio dire: un vino può anche valere 200 euro, ma non voglio spenderli».
- Perché?
«Perché io sono molto interessato al piacere, nell’accezione più ampia del termine. Ma ho grande rispetto per coloro che non se lo possono pemettere. E allora ho invitato il mio amico Andrea Franchetti, che a Sarteano, nel Senese, produce un vino da 250 euro alla bottiglia, a portarlo al Centro sociale Leoncavallo e a farlo assaggiare ai ragazzi. Lo ha fatto. E poi sono impegnato nella campagna del prezzo sorgente».
- Cosa vuol dire?
«Semplice. Sull’etichetta di ogni prodotto dovrebbe essere indicato quanto costa al produttore...»
- Poi, però, al ristorante si paga di più.
«Certo, ma a quel punto il sovrapprezzo dovrà essere documentato dal servizio offerto. Il rincaro, cioé, sarà giustificato dal valore aggiunto che il ristorante o l’enoteca avrà fornito. Poi starà al cliente decidere se valeva questo rincaro oppure no. Di sicuro si ristabilirà un mercato intelligente. Parecchi vignaioli, tra i migliori, hanno aderito a questa proposta; che, se applicata, farà rinascere anche gli agenti di commercio e i pubblici esercizi».
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Creato: Giovedì, 22 Gennaio 2004 02:00
IL GIORNALE DI VICENZA
Giovedì 22 Gennaio 2004
In mille per gustare 500 chili di broccolo fiolaro
Oltre un migliaio di visitatori e più di 500 chili di broccoli. Questo il primo bilancio della due giorni enogastronomica dedicata al broccolo fiolaro organizzata lo scorso fine settimana a Creazzo: «Un bilancio di tutto rispetto - afferma il sindaco Gervasio Cortiana - in grado di ben testimoniare il successo di una manifestazione che ogni anno vede accrescere la propria fama».
Rispetto alle scorse edizioni, la sagra di quest'anno ha introdotto alcune importanti novità. Prima tra tutte il luogo: non più la collina della Rivella (territorio di coltivazione esclusivo del prezioso ortaggio) ma la piazza del Comune, più spaziosa e soprattutto facile da raggiungere.
La seconda novità era la presentazione della denominazione comunale di Origine, un marchio di garanzia suggerito direttamente dal grande enologo Luigi Veronelli che d'ora in avanti tutelerà la qualità del tipico broccolo di Creazzo sulle tavole di tutto il mondo.
Lo stesso Veronelli - grande estimatore del broccolo fiolaro - è atteso in visita alla fine del prossimo febbraio, ospite di un incontro sul tema organizzato dall'assessorato alla cultura.
Ma, al di là delle novità di carattere organizzativo, il centro della scena è stato come sempre occupato proprio dal fiolaro, "signore" assoluto di decine di diverse ricette preparate dalle mani di dieci chef d'eccezione.
Tra le molte proposte servite ai tavoli dai volontari del "broccolo", si segnalano il classico cotechino, la selvaggina ripiena di broccolo, le crespelle servite con polpettine di pomodoro, le crepes con mandorle e gorgonzola, per terminare con l'ennesima gustosa novità della sagra: il "Broccolino", il distillato a base di broccolo fiolaro.
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Creato: Mercoledì, 21 Gennaio 2004 02:00
IL GIORNALE DI VICENZA
Mercoledì 21 Gennaio 2004
Apprezzato dai cuochi più famosi
Apprezzato dai cuochi più famosi (fra gli altri Gianfranco Vissani ne ha esaltato le virtù nel corso di una popolarissima trasmissione televisiva), il broccolo fiolaro, simbolo e vanto di Creazzo, è diventato famoso non solo nel Vicentino e nel Veneto, ma anche in Italia e in Europa (come ricordato lo celebrò perfino il grande Goethe) oltre che in Giappone dove ha conquistando alcuni tra i più noti maestri di cucina del Sol Levante che lo hanno sapientemente accompagnato ad alcuni piatti tipici locali.
In Italia da qualche tempo a questa parte l'ortaggio è al centro di convegni, dibattiti che ne magnificano le qualità e ne difendono le caratteristiche, innanzitutto quelle essenziali, proprie di una corretta coltivazione, rispettosa delle antiche procedure, le quali, per esempio, impongono che le semine devono essere effettuate nel mese di giugno mentre il trapianto deve essere eseguito dalla fine di agosto ai primi di settembre sino ai primi freddi. Il capitolato della buona coltivazione del broccolo fiolaro inoltre dice ancora che la raccolta deve essere fatta durante il periodo invernale, meglio se immediatamente dopo le prime brumate. Mai, assolutamente, è infine ammesso il ricorso - in nessun momento della coltivazione dell'ortaggio - ad alcun tipo di prodotti chimici: il broccolo deve arrivare integro sulle nostre tavole.
E questa - vale la pena di ricordarlo - è anche una delle ragioni del clamoroso successo dell'ortaggio la cui coltivazione, con grande soddisfazione ed orgoglio di chi in esso ha fortemente creduto in questi ultimi anni, è diventata ora un altro importante fatto economico per Creazzo tanto che per rispondere alla crescente domanda se ne sta estendendo l'area riservata alla piantagione.
Ma torniamo agli inconfondibili sapori del broccolo fiolaro per proporre due dei piatti più noti elaborati dai cuochi locali. Il Primo, i "Bigoli coi broccoli fiolari e i fegatini di pollo", è un vero e proprio prodigio culinario. Pochi gli ingredienti: bigoli, fegatini, broccoli, cipolla, ricotta. olio extravergine di oliva dei Colli Berici, sale, pepe e un po' di brodo. Facile la preparazione, per la quale comunque è meglio consultare i cuochi locali, obbligato l'abbinamento col vino: il Vespaiolo di Breganze.
L'altro piatto, di difficile, laboriosa preparazione, secondo alcuni addirittura d'alta cucina, è la famosa "Pernice grigia ripiena di broccoli fiolari con salsa alle spezie". Oltre alle pernici e ai broccoli, vanno usati per la confezione l'alloro, l'aglio, il timo, l'olio extra vergine d'oliva dei Berici, sale, pepe e inoltre carota, cipolla, sedano, rosmarino, salvia e maggiorana. Il vino consigliato è il Merlot dei Colli Berici. Ovviamente anche per la preparazione di questa specialità è doveroso rivolgersi ai cuochi locali.