La bondola di Torrebelvicino

Il termine «bondola» deriva forse dal latino «botulu», che sta per budello, o ancor più probabilmente da una voce arcaica d’ambito padano indicante un oggetto di forma tondeggiante. Questi insaccati d’impasto analogo al cotechino, hanno tuttavia pezzatura maggiore e forma tondeggiante per via dell’insaccatura in vescica.

Quanto alla preparazione, carni e cotiche, nelle proporzioni codificate dalla tradizione contadina, vengono macinate singolarmente, quindi impastate con aggiunta di sale e aromi (pepe, cannella e chiodi di garofano), rimacinate assieme e infine insaccate in una vescica di maiale o vitello, tutt’al più in ritagli di budello di vacca. Questo accorgimento trova motivo d’essere nell’esigenza di prolungare la conservazione dell’insaccato, di modo che le bondole possano essere consumate successivamente ai cotechini, fino a primavera. Il consumo è previa cottura in acqua e gli abbinamenti sono gli stessi del cotechino: salsa di rafano («cren»), radicchio di campo stufato o altre verdure bollite.

Prodotto caratteristico è la bondola con la lingua, che consente la conservazione di questo taglio di carne inserendolo intero nel cuore dell’insaccato o a pezzi mischiato all’impasto dopo una breve salmistratura. Da segnalare, l’antica usanza di portare in tavola la «bondola col lengual» nel giorno dell’Ascensione, festività che cade per lo più in maggio; è quello che gli antropologi definiscono rituale atropopaico, affidando al consumo della lingua di maiale il valore di scongiuro contro i morsi dei serpenti, animali a lingua bifida, che proprio in questo periodo dell’anno tornano a mostrarsi nei campi. È a questa tradizione, che si ispira l’odierna Sagra della Bondola, in calendario a Torrebelvicino nelle domeniche del mese delle rose.

Produttori

Salumificio Verona

V. Galilei 56 - Telefono : 0445-660049

La fritola co’a sardea di Pievebelvicino

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Fin dagli anni '30 sotto il portico di via Carducci esisteva una delle poche osterie di Pievebelvicino. Era gestita dai coniugi Giovanni Scapin e Caterina Greselin, meglio conosciuta come la "nela".Terminata la tragedia della seconda Guerra mondiale, la gente riprese la modesta laboriosità quotidianità ,chi nei campi e boschi, chi nelle varie miniere delle zona ,altri più fortunati, negli stabilimenti delle Lanerossi. Al sabato sera e alla domenica pomeriggio ,dopo le funzioni ,si tornò a incontrarsi all'osteria per farsi un goto e na partia a carte .La Nela oltre che buona oste era pure una brava cuoca. Sfruttò questa dote per mettere a disposizione della clientela una ghiottoneria in cui eccelleva, le fritoe co'a sardea". Erano gli ultimi mesi dell'anno 1945.Di settimana in settimana doveva aumentarne le quantità per soddisfare le richieste. Si era velocemente sparsa la voce di questa prelibatezza ,al punto che venivano alla sua osteria anche da fuori paese .Quasi tutte le famiglie di Pieve ne diventarono consumatrici. Il figlio Vittorio, interpellato , ricorda che l'impasto avveniva al sabato e che la padella poteva contenere circa 14-15 frittelle. A volte ,in tarda serata della domenica ,ne risultavano consumate oltre 500.Spesso l'attesa per i tanti clienti superava l'ora. Dopo qualche anno si provvedeva alla vendita anche presso l'entrata del piccolo cinema che nel frattempo l'emerito ed indimenticato arciprete don Vittorio Peripoli aveva fatto realizzare. Questa apprezzata consuetudine continuò fino a che le forze supportarono la"nela".Nei primi anni 60 si iniziò la costruzione delle nuova chiesa parrocchiale ,e gli impegni finanziari erano un grosso problema a cui l'arciprete e la comunità dovevano far fronte. Qualcuno che ricordava il sapore della " fritola co'a sardea "suggerì di riprenderne la produzione utilizzando la ricetta che gelosamente era stata conservata da un parrocchiano a cui la nela l'aveva trasmessa .Generosamente la signora pia Valente Ruaro riprese a farle e per qualche anno, alla domenica pomeriggio, ragazzi/e passavano a venderle di casa in casa per le vie del paese ,mentre altri si spingevano fino ai paesi limitrofi .Non si ha contabilità di quanto sia stato ricavato, ma stando ai ricordi dei ragazzi di allora l'incasso domenicale doveva essere sostanzioso .Dagli anni' 80 si è ripreso a cucinarle durante la centenaria sagra di Pasqua e Pasquetta. Si è così consolidata la tradizione, che è diventata patrimonio storico-culinario della nostra comunità di Pievebelvicino .Per salvaguardare questa prerogativa nell'anno 2013 si è costituito un sodalizio denominato "Confraternita fritola co'a sardea ".La Confraternita ,che è dotata di tutti i crismi dell'ufficialità (v iscrizione De.co Vicentina) ,nella seconda domenica di settembre, in occasione dell'annuale celebrazione in onore della Madonna ,patrona della nostra vallata, organizza un pranzo seguito da uno spettacolo per i bambini e da una degustazione di frittelle .Tolte le spese il ricavato viene devoluto alla parrocchia S. Maria .

La ricetta originale de la  Confraternita fritola co'a sardea di Pievebelvicino

INGREDIENTI
Riso per dolci e minestre
Farina grano tenero tipo 0
Sarde sotto sale pulite
Sale quanto basta
Olio per friggere

Preparazione
Mettere a bollire il riso in un litro d'acqua , fate cuocere mescolando di tanto in tanto a coperchio socchiuso per almeno un'ora ,aggiungendo acqua quando serve. Passato questo tempo lasciare ristringere e raffreddare, meglio se riposa per una giornata mescolando 2/3 volte. L'antica ricetta dice così.
Aggiungere la farina il sale, impastare con le mani non usare frullatori vari. L'impasto non deve essere ne troppo molle ne troppo denso, dopo lasciare riposare almeno per 30 minuti.
Pulite le sarde , eliminate squame e lische dividetele per metà non spezzettatele.
Versate l'olio in una pentola alta, le frittelle vanno cotte in olio profondo, mettete sul fuoco ,prendete un mestolo di impasto e aggiungeteci mezza sardina sopra , con un cucchiaio spingetela all'interno dell'impasto , versatela nell'olio bollente per 5 minuti .Potete girare la frittella che va cotta da tutti e due i lati finche non diventi color giallo oro .Scolatela e asciugatela come potete e mangiatela tiepida.