Montecchio Maggiore

Montecchio MaggioreMontecchio Maggiore si trova all’imbocco della valle dell’Agno, dove la statale di Recoaro si stacca dalla Padana Superiore. Alzando lo sguardo, il primo segno della nobiltà del luogo: due manieri medievali contrapposti, secondo la leggenda l’uno dei Montecchi e l’altro dei Capuleti, ovvero di Romeo e Giulietta, gli innamorati resi celebri da Shakespeare, ma nati dalla fantasia del vicentino Luigi da Porto, che proprio da queste parti era nato.

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La mostarda vicentina di Montecchio Maggiore

Per molti buongustai Montecchio è legato anche al ricordo della mostarda, uno dei prodotti più schiettamente vicentini. I romani la chiamavano ‘mustum ardens’, mosto ardente, e la ottenevano pestando semi di senape con aceto e vino nuovo, ma nei secoli la mostarda verrà preparata con le basi più disparate, dal miele al grasso di cappone.

Il Veneto, che è una delle regioni dove se ne fa ancora largo uso, ha scelto per tradizione il tipo che si ricava dalla mela cotogna, frutto tanto avverso al palato da fresco, quanto profumato di rosa una volta cotto e denso di sapore se portato a marmellata. Il merito di tale specificità sarebbe da attribuire ai mercanti veneziani, che importarono il frutto dal Medio Oriente. La prima citazione scritta della mostarda vicentina, in un ricettario di casa Breganze, risale alla seconda metà dell’Ottocento. Famose, come riferisce il Candiago, erano a Vicenza quelle del farmacista Valeri e del pasticcere liquorista Nardini.

Dal punto di vista commerciale, tuttavia, la mostarda vicentina è indissolubilmente legata al nome di un’azienda storica, la Boschetti, che aveva il suo stabilimento proprio a Montecchio Maggiore fino al recente trasferimento in quel di Ronco all’Adige. La ricetta codificata risale al 1918: mele cotogne (pelate, macinate, raffinate e cotte), frutta candita (ciliegie, albicocche, fichi, pesche e mandorle, che rendono ‘perlinata’ la mostarda), zucchero e olio essenziale di senape per dare il giusto contributo di piccante al prodotto.

La consuetudine ancora oggi è quella di accompagnarla al bollito o al più cremoso dei formaggi, il mascarpone, ma non mancano accostamenti che suscitano la curiosità dei forestieri, come con il pandoro e la panna montata, sotto le feste.

La Fiera della Mostarda si tiene tra fine novembre ed inizio dicembre.

LA FIERA DELLA MOSTARDA – UN PO’ DI STORIA

La Città di Montecchio Maggiore conserva un rapporto indissolubile e particolarmente caro con la Mostarda Vicentina tale rapporto è legato, non solo alle sue pregevoli caratteristiche gastronomiche, ma al ricordo degli anni molto difficili e tristi a cavallo della II° Gerra Mondiale, quando una storica e grande azienda alimentare “la Boschetti”, oggi purtroppo trasferita, dava lavoro se pur stagionale, ad una gran parte della popolazione femminile Montecchiana, aiutando a risolvere, o meglio risolvendo, i non pochi problemi di sopravvivenza quotidiana. Oggi della grande fabbrica resta la monumentale ciminiera, recentemente restaurata dall’Amministrazione Comunale, che svetta all’ombra dei Castelli di Giulietta e di Romeo, testimone anche dei tempi in cui la sua sirena, con il lugubre e potente suono, scandiva le ore non solo per i dipendenti ma per tutta la popolazione Castellana. Oggi un’altra prestigiosa azienda locale “La Nuova Tradizione” si è cimentata nella produzione della Mostarda Vicentina, rinnovando antiche tradizioni e risvegliando ricordi nella nostra Città.

In un recentissimo passato, nel dicembre del 2008, l’Amministrazione Comunale, decide di dare timidamente vita, in concomitanza dei Mercatini di Natale, alla prima Fiera della Mostarda Vicentina, apprezzabile idea volta alla riscoperta delle nostre tradizioni gastronomiche. Partecipano fin dalla prima edizione e ci sostengono generosamente anche oggi, quattro prestigiose aziende che rappresentano una significativa realtà nella produzione della Mostarda Vicentina: Boschetti di Ronco All’Adige, Lazzaris di Conegliano, Facci di Altavilla Vicentina e Nuova Tradizione di Montecchio Maggiore.

Negli anni 2009 e 2010 la Fiera si consolida anche con attività collaterali (come la “Mostarda alle Priare”, ameno sito ipogeo, in prossimità dei castelli di Giulietta e Romeo) rivelandosi così una manifestazione che varca i confini della provincia di Vicenza e della regione Veneto. Nel dicembre del 2010, una delibera del Consiglio Comunale, approvata con l’unanimità dei consensi, conferma il protocollo che sancisce la Denominazione Comunale della Mostarda Vicentina e suggella così il primo prodotto DE.CO. del Comune di Montecchio Maggiore. Nello stesso anno si stabilisce che la data tradizionale della Fiera sia fissata nella I° domenica d’Avvento di ogni anno; si consolida anche il rapporto di amicizia con i “Montecchi d’Italia”: Montecchio Emilia, Montecchio Precalcino e Montecchio Terni che da quest’anno partecipano alla Fiera con i loro tipici prodotti.

Nel 2011 le premesse si preannunciano assai promettenti, e anche grazie all’entusiasmo del Sindaco Milena Cecchetto, degli Assessorati alla Cultura, alle Manifestazioni e all’impegno dell’Amministrazione Comunale di Montecchio Maggiore, si è rinvigorito e consolidato il rapporto di fiducia e collaborazione con la Pro Loco Alte Montecchio. Si sono profuse le idee e le risorse necessarie per avviare quel processo organizzativo che porterà la Fiera della Mostarda Vicentina ai più alti livelli delle manifestazioni enogastronomiche Nazionali e…perché no…Internazionali.

Perseguendo quest’ottica, una serie di fortunate circostanze ci hanno portato ad una significativa quanto importante collaborazione con la locale Cantina Colli Vicentini che ci permetterà di abbinare il Durello, pregiato e riscoperto vino della zona, che fa parte del Consorzio di Tutela del Vino Lessini Durello D.O.C….e quindi, la nuova denominazione è “IV° FIERA DELLA MOSTARDA VICENTINA…COL DURELLO”.

Il primo e significativo risultato di quest’accordo permetterà lo svolgimento della Fiera nell’area della Cantina Colli Vicentini in un prestigioso padiglione conosciuto come Paladurello. E’ quindi storia di questi giorni l’impegno di Tutti per portare sempre più in alto la Mostarda Vicentina, il Durello e le loro tradizioni.

Le cornette di Montecchio Maggiore

Nel territorio di Montecchio Maggiore con il nome di ‘cornette’ si indicano i baccelli di un particolare tipo di legume, il fagiolo nano dall’occhio veneto. La denominazione scientifica, Dolichos melanophtalmus, mette in risalto la caratteristica saliente del seme: l’occhio (dal greco ophtalmos) di colore nero (melanos) che ne segna la depressione. Il fatto che non sia collocato nel genere botanico Phaseolus, comprendente le specie tipiche delle Americhe, mette in risalto l’ambito mediterranea di questo legume, ben noto e utilizzato nell’alimentazione tanto dai Greci quanto dai Romani. Per quel che riguarda le tipicità locali, è nota la facilità con cui i legumi si ibridano dando vita, anche spontaneamente, a nuove varietà. Ciò premesso, i caratteri che distinguono il fagiolo nano dall’occhio veneto sono la taglia del baccello, sottile e piuttosto allungata, a sezione rotonda, e il suo colore verde intenso con tonalità e striature violette. È uno di quei legumi ‘mangiatutto’, che non vengono coltivati per i fagioli, ovvero per i semi a maturazione completa, ma per il consumo del baccello ancora verde che risulta privo di filamenti e, una volta lessato, di gradevole consistenza. Le cornette di Montecchio maggiore si coltivano in piena terra, formando delle distese verdi che si accendono del colore giallo dei fiori non appena vengono raggiunte dal sole mattutino. Rispetto ai comuni fagioli le cornette richiedono un clima più caldo, ragion per cui la semina avviene in aprile-maggio, per una raccolta estiva, da luglio a settembre, o anche più tardi, per una produzione tardiva fino a tutto ottobre. Gli interventi durante la crescita sono minimi: sia per quel che riguarda la concimazione, data la capacità dei legumi di fissare a livello radicale l’azoto dell’aria, sia per quel che riguarda le più comuni avversità, stante l’ottima resistenza della varietà. Per il controllo delle infestanti si ricorre a pacciamatura e l’irrigazione è raccomandata solo in caso in mancanza di precipitazioni durante la fioritura e la formazione del baccello. Nella tradizione vicentina le cornette sono tipica produzione dell’estate inoltrata e del primo autunno, particolarmente apprezzate dal mercato e destinate per lo più alla preparazione di contorni ripassati in padella, ma non mancano nuove applicazioni, dalle frittate alle torte salate, dalle zuppe ai risotti, proposte dai ristoratori della zona.