La storia ci consegna il sapere relativo a un dolce de ‘sti ani preparato con antichi rituali. Le pagine dei libri di Pino Sbalchiero (La Storia della Pellagra del 1979 e Volta el musso del 1997) ne sono testimonianza: Fragnùcolo, dolce dei poveri, usato anche per sostituire il pane e la polenta d'inverno.
E' composto essenzialmente di farina gialla e poca farina bianca, nonché di uva, fichi secchi e sale. Si cuoce nei forni avvolto nei scartossi (da Volta el Musso) sfruttando il residuo calore dopo la levata del pane.
Mi ricordo, scrive Sbalchiero, di immensi róssi di uva appassita (tralci d'uva clinto; allora sostituiva lo zucchero e la si metteva con dei fichi secchi nell'impasto prima che venisse domato dentro la mesa del màs’cio). ‘Sti ani, inoltre, i Fragnùcoli cotti erano ripartiti tra i componenti della famiglia e dovevano bastare il più possibile. Dopo qualche settimana però diventavano duri e si rischiava facessero la muffa. Allora venivano dati tutti ai ragazzi, dotati di mascelle d'acciaio.
C’è chi ricorda a Vallugana di Isola Vicentina i Fragnucoli avvolti a cuocere nelle foje de visela.
La ricetta del Fragnùcolo conservata nel nostro Comune è quella, tramandata fino ad oggi, del dolce cucinato per decenni nel forno a Fondomuri (S. Tomio di Malo) da Bepi Scarparo, dolce avvolto e cotto sulla VERZA (sono evidentissimi i profili lasciati dalla verza sul fondo)