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L'ultima, in ordine di tempo, è l'iniziativa di un gruppo di ristoratori dell'Altopiano, che hanno deciso di andare alla scoperta di antiche ricette per arricchire i loro menu. Prodotti stagionali, erbette, alcune delle quali a rischio estinzione, e un recupero di quella cucina semplice, considerata un tempo povera, capace di tramandare alle generazioni future sapori particolari, che evocano ricordi, emozioni, il sapore stesso di una vita che appare oggi così lontana.
Ed è proprio sulle tipicità che il Veneto, ma probabilmente anche molte altre regioni d'Italia, giocherà le sfide del futuro.


Ecco il proliferare delle De.Co., perchè anche un piatto può raccontare la storia di un popolo, ed ecco l'attenzione, ma anche gli investimenti, che si dedicano alla conservazione di determinati piatti, alla loro valorizzazione, al recupero di ricordi ed emozioni che li hanno legati in maniera così indissolubile al loro territorio.

baccala

 


Forse è anche l'inevitabile reazione all'omologazione a cui hanno portato certe norme dell'Unione Europea che hanno rischiato di cancellare certi sapori, frutto ancora del talento e della passione dell'uomo.
Lavorazioni più che artigianali, che non possono essere standardizzate, ma proprio per questo diventano uniche e, se possibile, acquistano ancor più valore. Strettamente legata a questo la stagionalità, per riuscire a mangiare pomodori che sanno di pomodori e racchiudono nella loro scorza tutta l'energia del sole e il calore dell'estate, non ammassi di sostanza acquosa e insapore.

 


È assodato, del resto che il sapore tipico di un territorio non è più lo stesso, quando lo si porta in luoghi diversi: pizza e caffè sono legati a Napoli, se invece, restando ai sapori vicentini, parliamo di gnocchi, pensiamo naturalmente a Posina, oppure a Trissino, i bigoli co l'arna sono tipici del thienese, i torresani di Breganze e, quando si parla di polenta. si fa tappa a Marano, terra del mais. Ed ecco che i sapori diventano una mappa per conoscere i luoghi e scoprire un nuovo turismo.

Fonte Il Giornale di Vicenza, 24 luglio 2011