IL GIORNALE DI VICENZA
Giovedì 12 Agosto 2010
Il motore del turismo è l’enogastronomia
Una carta da sfruttare bene
VICEPRESIDENTE PROVINCIA
DINO SECCO
Vicenza vuole presentarsi all’Expo del 2015, il cui tema è “Nutrire il pianeta, energia per la vita” forte di un record: intende essere la provincia (non solo) italiana con il maggior numero di prodotti tipici. Lo slogan l’ha lanciato il vicepresidente della Provincia, Dino Secco, ed è chiaro: “Un Comune, un prodotto”. Il traguardo è possibile da raggiungere: i prodotti tipici nel Vicentino sono una novantina, dal radicchio di Asigliano alla patata di Rotzo, mentre i Comuni sono 121. Tenendo conto che un Comune può presentare più di un prodotto, l’obiettivo del centinaio è a portata di mano. Lo strumento sono le Denominazioni Comunali, ossia le “De.Co.” un’idea intelligente lanciata una decina di anni fa da Luigi “Gino” Veronelli, in nome dell’età d’oro dell’Italia, che lui vedeva nell’epoca dei Comuni.
La proposta-sfida in vista dell’Expo del 2015 è stata indicata da Dino Secco alla presentazione del volume “Le De.Co. vicentine”, di cui è autore Francesco Soletti, promosso dal Consorzio di promozione turistica “Vicenza è” (o più esattamente dal suo attento consigliere delegato, Vladimiro Riva) ed edito da Terra Ferma. Il ragionamento di Secco è assai preciso: «Se l’enogastronomia è la porta del turismo, tutto il Vicentino deve giocarsi bene questa carta». Gli ha fatto eco Diego Meggiolaro, presidente provinciale della Coldiretti, che s’è sintonizzato perfettamente: «Stiamo riscoprendo le nostre potenzialità, il nostro “saper fare” che nell’età del terziario significa valorizzare a tutti i livelli le nostre produzioni tipiche».
Dal canto suo Francesco Soletti ha sottolineato un altro valore della sfida: «Salviamo i prodotti De.Co. del Vicentino per salvare ! anche il paesaggio della nostra provincia».
Le “De.Co.” nel Vicentino hanno compiuto un rapido passo in avanti negli ultimi tempi. Solo due anni fa i Comuni che avevano adottato le delibere di tutela per i loro prodotti erano una dozzina: ora siamo vicini ai trenta, mentre una quarantina sono i prodotti tutelati.
Qual è il significato della “De.Co.” e perché può trovare spazio proprio in questo momento? Accanto alle motivazioni conosciute - vale a dire la riscoperta dei cibi tradizionali, che appartengono alla nostra cultura - accanto alla indubbia genuinità che queste coltivazioni "a km. zero” assicurano, c’è un’altra ragione. Lo scenario dell’enogastronomia sta rapidamente mutando: più che la ricerca esasperata, dalle spume alla scomposizione dei sapori, c’è “voglia di trattoria”, ossia di un piatto e di ricette semplici e tradizionali. Carlo Petrini ha indicato la linea: il cibo dev’essere “Buono, pulito e giusto”. Questa è la sensibilità che si sta diffondendo.
Nel frattempo la Grande Distribuzione, che porta nelle nostre case il 70% del cibo che consumiamo, sta cambiando anche i gusti del nostro palato. E mangiamo molto più Ogm di quello che immaginiamo: il 75% della soia che utilizziamo proviene da coltivazioni Ogm nel mondo.
Lo stretto binario di un’alimentazione sana, che eviti l’uno e l’altro confine e ambedue i rischi, passa anche attraverso le “De.Co.” veronelliane, che hanno un grande futuro... dietro le spalle.