IL GIORNALE DI VICENZA
Giovedì 19 Febbraio 2004
Veronelli lancia i “Comuni doc”
Ha già trovato parecchie adesioni anche nel Vicentino la proposta di un “marchio” comunale sui prodotti agroalimentari, che ne garantisca origine e qualità, lanciata da Luigi Veronelli, che sarà oggi a Creazzo alle 17 nella sala del Consiglio comunale per un incontro con amministratori pubblici e rappresentanti delle categorie economiche. La “De.c.o.” (Denominazione comunale d’origine) è già stata adottata dai Comuni di Creazzo (per il broccolo fiolaro), Recoaro (per l’acqua e la fioretta), da Marano (per il mais), mentre l’iter burocratico si sta concludendo ad Asigliano (a tutela del radicchio rosso) e a Grumolo delle Abbadesse (per il riso). Ha dimostrato interesse all’idea anche il Comune di Villaverla (che è stato invitato all’incontro di oggi), che vorrebbe mettere un “marchio” al celebre clinton, un tempo vino assai diffuso, di cui adesso è vietata la vendita. Per questo motivo oggi dovrebbe - più correttamente - essere chiamato bevanda, ma il clinton è ancora prodotto e diffuso nelle campagne vicentine.
La “De.c.o.” lanciata da Veronelli è la riproduzione a livello agroalimentare italiano di quello che in Francia si fa già con il vino, con i Cru e i Grand Cru , cioé l’individuazione specifica del terreno sino al singolo vitigno per definirne le caratteristiche e specificità. Questo procedimento, sostiene Veronelli, ha due effetti positivi: da un lato garantisce la qualità (come si dice con termine tecnico la tracciabilità) del prodotto, e dall’altro permette prezzi più bassi al consumo e maggiori introiti ai produttori. Non è un controsenso, perché con la “De.c.o.” vengono eliminati i passaggi intermedi dei grossisti e mediatori.
Lo prova Luigi Veronelli (il guru dell’enogastronomia italiana, 78 anni portati con lucidità e signorilità, chiamato anche “Sua Nasità” da Gianni Mura per il suo olfatto imbattibile) l’ha portata all’incontro che ha avuto il mese scorso a Padova, quando ha citato l’esempio di Lecce. Nel capoluogo pugliese il sindaco Adriana Poli Bortone (di An, già ministro dell’Agricoltura, non sospettabile di simpatie no - global quindi) ha adottato la “De.c.o” nel febbraio scorso: i prezzi al consumo dei carciofi di Lecce sono scesi del 4% e l’introito dei produttori è aumentato del 17%.
Finora, in Italia sono 250 i Comuni che hanno adottato la “De.c.o.” e di questi una cinquantina sono nel Veneto: «Nessuna regione come questa - ha detto Veronelli - ha migliori possibilità per valorizzare i suoi prodotti».
Accanto a quella della “De.c.o.”, Veronelli si sta impegnando anche sul fronte del prezzo sorgente, sostenendo che è necessaria l’indicazione - mettiamo su una bottiglia di vino - di quanto il prodotto costa al produttore. Con questa indicazione, si mette il consumatore finale nelle condizioni di decidere se i successivi aumenti di prezzo sono giustificati da altre ragioni (per esempio, il servizio del ristorante) oppure no.
Giovedì 19 Febbraio 2004
Veronelli lancia i “Comuni doc”
Ha già trovato parecchie adesioni anche nel Vicentino la proposta di un “marchio” comunale sui prodotti agroalimentari, che ne garantisca origine e qualità, lanciata da Luigi Veronelli, che sarà oggi a Creazzo alle 17 nella sala del Consiglio comunale per un incontro con amministratori pubblici e rappresentanti delle categorie economiche. La “De.c.o.” (Denominazione comunale d’origine) è già stata adottata dai Comuni di Creazzo (per il broccolo fiolaro), Recoaro (per l’acqua e la fioretta), da Marano (per il mais), mentre l’iter burocratico si sta concludendo ad Asigliano (a tutela del radicchio rosso) e a Grumolo delle Abbadesse (per il riso). Ha dimostrato interesse all’idea anche il Comune di Villaverla (che è stato invitato all’incontro di oggi), che vorrebbe mettere un “marchio” al celebre clinton, un tempo vino assai diffuso, di cui adesso è vietata la vendita. Per questo motivo oggi dovrebbe - più correttamente - essere chiamato bevanda, ma il clinton è ancora prodotto e diffuso nelle campagne vicentine.
La “De.c.o.” lanciata da Veronelli è la riproduzione a livello agroalimentare italiano di quello che in Francia si fa già con il vino, con i Cru e i Grand Cru , cioé l’individuazione specifica del terreno sino al singolo vitigno per definirne le caratteristiche e specificità. Questo procedimento, sostiene Veronelli, ha due effetti positivi: da un lato garantisce la qualità (come si dice con termine tecnico la tracciabilità) del prodotto, e dall’altro permette prezzi più bassi al consumo e maggiori introiti ai produttori. Non è un controsenso, perché con la “De.c.o.” vengono eliminati i passaggi intermedi dei grossisti e mediatori.
Lo prova Luigi Veronelli (il guru dell’enogastronomia italiana, 78 anni portati con lucidità e signorilità, chiamato anche “Sua Nasità” da Gianni Mura per il suo olfatto imbattibile) l’ha portata all’incontro che ha avuto il mese scorso a Padova, quando ha citato l’esempio di Lecce. Nel capoluogo pugliese il sindaco Adriana Poli Bortone (di An, già ministro dell’Agricoltura, non sospettabile di simpatie no - global quindi) ha adottato la “De.c.o” nel febbraio scorso: i prezzi al consumo dei carciofi di Lecce sono scesi del 4% e l’introito dei produttori è aumentato del 17%.
Finora, in Italia sono 250 i Comuni che hanno adottato la “De.c.o.” e di questi una cinquantina sono nel Veneto: «Nessuna regione come questa - ha detto Veronelli - ha migliori possibilità per valorizzare i suoi prodotti».
Accanto a quella della “De.c.o.”, Veronelli si sta impegnando anche sul fronte del prezzo sorgente, sostenendo che è necessaria l’indicazione - mettiamo su una bottiglia di vino - di quanto il prodotto costa al produttore. Con questa indicazione, si mette il consumatore finale nelle condizioni di decidere se i successivi aumenti di prezzo sono giustificati da altre ragioni (per esempio, il servizio del ristorante) oppure no.