Una delle tradizioni più belle osservate con scrupolo a Montorso è quella di preparare, in occasione della festa di San Biagio, patrono del Comune, che ricorre il 2 febbraio, le rinomate composte, che prendono appunto il nome di "Composte di Montorso", un piatto tanto povero quanto prelibato la cui origine risale a quando, prima ancora che la trasformazione industriale dei prodotti della terra (con tutti i suoi aspetti positivi ma anche negativi) diventasse una realtà da cui è inimmaginabile tornare indietro, obbligava tutti a mettere a tavola prodotti stagionali. A meno che…la fantasia e l'intuizione dei contadini non inventassero, attraverso appunto le composte, metodi di conservazione semplicissimi quanto efficaci che consentissero loro di potersi offrire pietanze di frutta e verdura anche lontano dal raccolto.
Uno di questi piatti, con verze e ! graspia, è giustamente considerato esemplare e vale la pena di proporlo.
Esso prevede l'utilizzo di verze che, una volta raccolte, vengono tagliate e scottate in un liquido fatto da nove parti di acqua salata ed una di graspia, cioè il vino più povero ottenuto dai contadini dopo la vendemmia.
Dopo averle scottate e raffreddate, le verze vanno messe in un barile a strati alternandole con sale grosso. Per aromatizzarle si aggiungono aglio e chiodi di garofano. Quindi si versa la graspia che deve coprire il tutto per quaranta giorni. A questo punto la composta è pronta: le verze così possono essere sciacquate e cucinate come se fossero fresche.
Fonte Il Giornale di Vicenza, 30 gennaio 2009