IL GIORNALE DI VICENZA
Sabato 11 Luglio 2009
IL PRODOTTO TIPICO. DA LUNEDÌ AL "MOLIN VECIO” DI CALDOGNO IN OCCASIONE DELLA PREMIAZIONE DEL CONCORSO
Clinto, inizia una raccolta firme
«Il commercio va legalizzato»
Tre ragioni per nuove norme «Coinvolto il ministro Zaia»
Più volte, da queste pagine, s’è parlato del Clinto, della sua storia, della sua recente riscoperta e dell’interesse dei consumatori verso questo vino-non vino di cui la legislazione attuale consente il consumo, ma non la vendita. Il mancato raggiungimento del minimo alcolico previsto e la sua caratteristica di “ibrido produttore diretto” fa sì, infatti, che esso possa essere utilizzato solo da chi lo produce.
Ma sta di fatto che, da qualche tempo, verso questa bevanda si sta anche concentrando l’interesse di ristoratori, pasticceri e gelatai. Sergio Boschetto, del “Molin Vecio” di Caldogno, propone nei suoi menu pietanze insaporite al Clinto; il formaggio Verlata è una sorta di “imbriago” ad hoc; dolci tipici come il bussolà o i sùgoli, per non parlare del “Quareo delle Risorgive” della pasticceria Ferrari di Villaverla, sono imbevuti nel Clinto, che dà interessanti esiti anche su coni e coppette.
Sarà per il grado alcolico non elevato, per la facile beva o perché questo prodotto è parte della nostra storia, sta di fatto che l’esercito dei clintoniani (intesi non come fan dell’ex presidente USA, of course), conta una sessantina di produttori e un movimento che fa capo alla pro loco di Villaverla, ai “Ristoratori delle risorgive” e alla confraternita del Clinto, ora decisa a passare all’attacco con proposte concrete indirizzate al governo affinché tolga dalle secche della clandestinità il “vino dei contadini”.
Sono tre le strade su cui si stanno muovendo i “clintoniani” per fare sentire la loro voce. La prima iniziativa si concretizzerà in una petizione diretta al ministro dell’agricoltura Luca Zaia, che, da veneto, su un prodotto così dovrebbe essere particolarmente ricettivo.
C’è un motivo in più a sostegno: l’isola portoghese di Madera produce infatti da sempre (e lo commercializza) un equivalente del nostro Clinto. Se la vendita è autorizzata in Portogallo, perché non dovrebbe esserlo anche in Italia?
Il terzo asso da giocare riguarda la teoria secondo la quale bere il Clinto sarebbe poco salutare, a causa di un’alta concentrazione di alcol metilico e di antociani non graditi dall’organismo. Esisterebbe tuttavia uno studio nientemeno che della Sorbona di Parigi, il quale smonta questa teoria.
Se le tre leve su cui fanno affidamento i sostenitori sollevassero adeguatamente il velo sullo status attuale del Clinto, si concretizzerebbe uno sdoganamento che renderebbe felici non solo i consumatori, ma anche molti addetti ai lavori. Basti citare l’enogastronomo, storico della cucina e scrittore Giuseppe Maffioli che già una trentina d’anni or si batteva per la promozione alla categoria “vino” della bevanda-rosso violacea.
Intanto le sottoscrizioni alla petizione pro-Clinto partiranno da lunedì 13 quando, al ristorante Molin Vecio di Caldogno, avverrà la premiazione dei tre migliori produttori, nell’ambito dell’annuale festa del Clinto che si tiene a Villaverla e che è stata rinviata a causa del maltempo.