Notizie dai Comuni De.Co. vicentini

Tra sopressa e vino è scattata la corsa al marchio De.Co.

 
Dieci prodotti hanno ottenuto l’imprimatur della produzione comunale
 
Anna Lirusso, Giornale di Vicenza - Giovedì 16 Settembre 2010
 
 
Il formaggio “Castelgrotta”, i caprini e il vino “Ascledum”: ecco i nomi dei tre gioielli dell’agricoltura locale che il Comune di Schio ha premiato con il marchio “De.Co".
La “Denominazione Comunale” è nata per valorizzare la tipicità di tanti prodotti agroalimentari che per diversi motivi non rientrano in altre forme di tutela. In pratica il riconoscimento viene attributo direttamente dal Comune attraverso una delibera del sindaco che certifica la provenienza, la qualità e la peculiarità di un prodotto tipico del territorio.
Tra Schio e comuni del comprensorio sono dieci i prodotti marchiati dal rispettivo Comune di appartenenza.
A Laghi ci sono gli ortaggi e a Posina è la volta dei fagioli e delle patate, cibi poveri ma che oggi vengono menzionati in libri e percorsi enogastronomici.
Grazie a questi prodotti, ristoranti e agriturismi possono proporre i tipici gnocchi di Posina, o la tradizionale polenta di patate, meglio conosciuta come “polenta impatatà”. Il fagiolo posinate è altrettanto ricercato anche perché spesso è coltivato per il consumo familiare e finisce per il rimanere tra le mura domestiche.
«È questo uno dei problemi su cui bisogna indubbiamente lavorare – spiega Vladimiro Riva direttore del “Consorzio Vicenza È” -: superare il minimo di produzione e evitare la non reperibilità in loco dei prodotti che a lungo andare potrebbe diventare disincentivante per il consumatore di nicchia, curioso di conoscere cibi legati indissolubilmente al territorio, e anche disposto a spendere qualche euro in più pur di assaggiare certi gusti».
Oltre alla farina Maranello di Marano anche la vicina Isola Vicentina ha la sua farina di mais per polenta.
Valli del Pasubio non poteva mancare con la soprèssa, la cui produzione è già tutelata a livello provinciale dal marchio comunitario della Denominazione di Origine Protetta (Dop) che però conta su un solo produttore valligiano. Il Comune ha sentito la responsabilità di difendere la sua secolare tradizione distinguendo ulteriormente le soprèsse di cinque aziende artigianali con apposita “Denominazione Comunale”. E sempre parlando di insaccati, sono state avviate le pratiche anche per la “bondola” di Torrebelvicino.
Spostandoci a Tonezza del Cimone troviamo la “patona”, un piatto tradizionale, una sorta di polenta a base di patate e farina, condita con soffritto di cipolla e ciccioli di maiale, da consumare morbida al cucchiaio oppure abbrustolita sulla griglia.
«Le De.Co. sono nate a sostegno delle aziende agricole – conferma il presidente di Coldiretti di Schio, Fabio Scorzato – e vengono rilasciate in seguito a controlli rigidi. Sono un altro strumento per valorizzare i prodotti a km zero».

Patata monte Faldo De.Co. e gnocco di Selva di Trissino

GIORNALE DI VICENZA 15.09.2010

"Patata monte Faldo De.Co." e “Gnocco di Selva di Trissino” nel paniere dei prodotti agroalimentari di Slow Food del Veneto. I due traguardi sono ormai vicini. Lo si è capito chiaramente nell’incontro di settore, sul rilancio della patata, organizzato dalla Comunità montana Agno-Chiampo di Valdagno e svoltosi a Selva di Trissino. L’occasione è stata fornita dal bilancio della “Festa del gnocco", che ha chiuso i battenti segnando una presenza di oltre 25 mila persone (18 mila nel 2009) con 80 quantali di patate usate. Un vero e proprio record di affluenza per eventi popolari, organizzati in Valle dell’Agno.

«Se la proposta inoltrata a Slow Food veneto, avrà buon esito -ha affermato fiducioso Diego Pellizzaro, componente Condotta Slow Food Vicenza-, la patata e il gnocco di Selva di Trissino saranno in vetrina al salone internazionale del gusto, in programma dal 20 al 25 ottobre a Torino». «Il primo comune vicentino ad adottare la delibera De.Co., cioè la Denominazione Comunale, è stato Recoaro Terme -ha ricordato Vadimiro Riva, presidente del consorzio “Vicenza è"-, con gli gnocchi con la “fioreta” e per l'acqua minerale. Ne sono seguiti altri 26. Ben venga, ora, la “Patata Monte Faldo". Lo scopo è quello di movimentare i turisti interessati a visitare i luoghi di produzione e degustare sul posto i prodotti De.Co.».

Convinti dei benefici si sono dichiarati anche i quattro sindaci del territorio che gravita sull’area di coltivazione di questa pregiata patata: Claudio Rancan di Trissino, Santo Montagna di Brogliano, Mario Negro Marcigalia di Nogarole e Martino Montagna di Cornedo. Diego Meggiolaro, presidente berico della Coldiretti, ha sottolineato come si stia «andando verso il recupero dei terreni abbandonati, specialmente montani». Marino Finozzi, assessore regionale al turismo, ha confermato «il ruolo della Regione Veneto nel rilancio dei prodotti locali di qualità» ribadendo che la Regione si sta muovendo affinché «ci sia un contributo economico anche per la coltivazione della patata Monte Faldo». Ha chiuso i lavori Vittorino Rasia, coordinatore del comitato festa del Gnocco, offrendo ai presenti un piatto di gnocchi fumante.

A.C.

Le De.Co. Vicentine

Dal Blog di Robeto de Donno, www.dedonno.net

Vicenza è stata una delle prime province in Italia a compiere un lavoro particolareggiato sulle Denominazioni Comunali grazie anche al grande impregno profuso dal Consorzio Vicenza è che ha sempre creduto a questo metodo di promozione del territorio.

Oggi, dopo le tante pubblicazioni specifiche, è arrivato anche il libro “Le De.Co. vicentine” edito da Terra Ferma che raccoglie 40 piatti e prodotti fissati dalla De.Co. nella loro identità.

Il testo di 150 pagine si completa con un’ampia appendice fotografica e un ricettario con alcuni suggerimenti in cucina per preparare i prodotti De.Co.

Da non perdere insieme al libro, gli aggiornamenti e le schede pubblicate sul sito www.comunideco.it.

Due paesi divisi da un liquore

IL GIORNALE DI VICENZA

Giovedì 19 Agosto 2010

IL CASO. Un piovenese scippa ai vicini la ricetta originale del “Girolimino”, digestivo creato dai frati orsiani tre secoli fa

Due paesi divisi da un liquore

Un segreto è stato gelosamente custodito per quasi mezzo secolo da Renato Zanella

Piovene Rocchette scippa a Santorso la ricetta segreta del liquore “Girolimino”.
Dopo vent'anni ritorna in produzione l'antico infuso a base di erbe creato per la prima volta dai padri dell'Ordine dei Gerolimini, seguaci del beato Pietro Gambacorta di Pisa che vissero sia a Santorso che a Piovene Rocchette. Renato Zanella, di Santorso, custodiva dal 1948 la ricetta segreta di padre Gruba che ora è passata nelle mani di Terenzio Panozzo di Piovene Rocchette e di un altro socio.

Zanella l'aveva ottenuta direttamente da uno dei frati della Congregazione che con regolare atto notarile acquisì anche i diritti di fabbricazione: «Conoscevo padre Francesco Gruba – racconta – dal 1935 ed è stato un caro ospite nella mia famiglia negli ultimi otto anni della sua vita. Ho curato la produzione del liquore dal 1948 al 199! 1 poi, per problemi personali, ho smesso».

Per quasi vent'anni quella ricetta è rimasta gelosamente custodita in un cassetto di Zanella, anche se in molti hanno bussato alla sua porta e con offerte più che allettanti. Si dice che lo stesso don Franco, ex arciprete di Santorso, gliel'avesse chiesta ma senza risultato.
«Il signor Zanella è rimasto entusiasta nell'ascoltare il nostro progetto di recupero storico di questo prodotto straordinario, strettamente legato al nostro territorio – spiega oggi il nuovo comproprietario del marchio – e ha accettato di cederci la ricetta. In questi ultimi dieci mesi abbiamo lavorato per ricostruire la storia autentica dei frati Gerolimini creando, oltre al liquore a base di estratti di erbe, anche due volumi litografici che si intitoleranno “I luoghi del Girolimino”. Il liquore rientrerà tra l'altro all'interno dei prodotti tipici vicentini».

Ma la notizia della cessione della ricetta è stata accolta con qualche perplessità dagli abitanti di Santorso che avrebbero preferito rimanesse un segreto custodito del paese.
«Quella acquistata non è l'unica ricetta del liquore - spiega il sindaco Pietro Menegozzo. - Ne esiste un'altra autografa prodotta dal gruppo Masci e distribuita in baita al Summano. Il Girolimino non dev'essere un'esclusiva del nostro paese, anche se come amministrazione avevamo pensato di richiedere il marchio De.Co. . Alla luce di questa cessione bisognerà affrontare la questione con cautela per garantire l'autenticità del prodotto».
Intanto domenica sul monte Summano si terrà la 19a edizione della Festa del Girolimin, dove si potrà assaggiare il liquore, prodotto artigianalmente per l'occasione. Alle 11 sarà celebrata una messa cantata dal coro parrocchiale, terminata la quale avrà inizio la processione alla Croce. Si può raggiungere la vetta del Summano anche a piedi in un paio d'ore attraverso il “sentiero dei Gerolimini”, partendo da Santorso.
I sentieri del monte sono stati ripristinati dal Gruppo Amici della Montagna.

Il motore del turismo è l’enogastronomia. Una carta da sfruttare bene

IL GIORNALE DI VICENZA

Giovedì 12 Agosto 2010

Il motore del turismo è l’enogastronomia
Una carta da sfruttare bene

VICEPRESIDENTE PROVINCIA
DINO SECCO

Vicenza vuole presentarsi all’Expo del 2015, il cui tema è “Nutrire il pianeta, energia per la vita” forte di un record: intende essere la provincia (non solo) italiana con il maggior numero di prodotti tipici. Lo slogan l’ha lanciato il vicepresidente della Provincia, Dino Secco, ed è chiaro: “Un Comune, un prodotto”. Il traguardo è possibile da raggiungere: i prodotti tipici nel Vicentino sono una novantina, dal radicchio di Asigliano alla patata di Rotzo, mentre i Comuni sono 121. Tenendo conto che un Comune può presentare più di un prodotto, l’obiettivo del centinaio è a portata di mano. Lo strumento sono le Denominazioni Comunali, ossia le “De.Co.” un’idea intelligente lanciata una decina di anni fa da Luigi “Gino” Veronelli, in nome dell’età d’oro dell’Italia, che lui vedeva nell’epoca dei Comuni.
La proposta-sfida in vista dell’Expo del 2015 è stata indicata da Dino Secco alla presentazione del volume “Le De.Co. vicentine”, di cui è autore Francesco Soletti, promosso dal Consorzio di promozione turistica “Vicenza è” (o più esattamente dal suo attento consigliere delegato, Vladimiro Riva) ed edito da Terra Ferma. Il ragionamento di Secco è assai preciso: «Se l’enogastronomia è la porta del turismo, tutto il Vicentino deve giocarsi bene questa carta». Gli ha fatto eco Diego Meggiolaro, presidente provinciale della Coldiretti, che s’è sintonizzato perfettamente: «Stiamo riscoprendo le nostre potenzialità, il nostro “saper fare” che nell’età del terziario significa valorizzare a tutti i livelli le nostre produzioni tipiche».
Dal canto suo Francesco Soletti ha sottolineato un altro valore della sfida: «Salviamo i prodotti De.Co. del Vicentino per salvare ! anche il paesaggio della nostra provincia».
Le “De.Co.” nel Vicentino hanno compiuto un rapido passo in avanti negli ultimi tempi. Solo due anni fa i Comuni che avevano adottato le delibere di tutela per i loro prodotti erano una dozzina: ora siamo vicini ai trenta, mentre una quarantina sono i prodotti tutelati.
Qual è il significato della “De.Co.” e perché può trovare spazio proprio in questo momento? Accanto alle motivazioni conosciute - vale a dire la riscoperta dei cibi tradizionali, che appartengono alla nostra cultura - accanto alla indubbia genuinità che queste coltivazioni "a km. zero” assicurano, c’è un’altra ragione. Lo scenario dell’enogastronomia sta rapidamente mutando: più che la ricerca esasperata, dalle spume alla scomposizione dei sapori, c’è “voglia di trattoria”, ossia di un piatto e di ricette semplici e tradizionali. Carlo Petrini ha indicato la linea: il cibo dev’essere “Buono, pulito e giusto”. Questa è la sensibilità che si sta diffondendo.
Nel frattempo la Grande Distribuzione, che porta nelle nostre case il 70% del cibo che consumiamo, sta cambiando anche i gusti del nostro palato. E mangiamo molto più Ogm di quello che immaginiamo: il 75% della soia che utilizziamo proviene da coltivazioni Ogm nel mondo.
Lo stretto binario di un’alimentazione sana, che eviti l’uno e l’altro confine e ambedue i rischi, passa anche attraverso le “De.Co.” veronelliane, che hanno un grande futuro... dietro le spalle.

 

La sopressa conquista le Valli. Continua l'assalto allo stand

IL GIORNALE DI VICENZA

Giovedì 12 Agosto 2010

PROSEGUE FINO A FERRAGOSTO, A VALLI DEL PASUBIO, LA SAGRA DEDICATA ALLINSACCATO TIPICO

La sopressa conquista le Valli continua l'assalto allo stand

Grande soddisfazione nella Pro Loco, guidata dalla neo Presidente Paola Dalla Pozza, per il positivo inizio della sagra della sopressa, che animerà Valli del Pasubio fino al ferragosto.

Favorita da una splendida mattinata, si è svolta nel migliore dei modi la cerimonia inaugurale dell'ormai rinomata Sagra della Sopressa di Valli. Le sopresse, esposte su due folkloristici carri e accompagnate dal gruppo Canti Popolari Le Valleogrine in costume tradizionale, hanno sfilato per il centro del paese tra gli applausi della gente.

Presenti numerosi ospiti accolti dal Sindaco, Armando Cunegato, e dalla Giunta Comunale, fra loro il parlamentare europeo Sergio Berlato, gli assessori regionali Elena Donazzan e Marino Finozzi, il Vice Presidente della Provincia Dino Secco, il Presidente dell'UNPLI provinciale Giorgio Rossi, e poi il Presidente della Comunità Montana Filippi Farmar, i Presidenti delle Pro Loco della Val Leogra, Dirigenti della Cassa Rurale di Rovereto, il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Valli, rappresentanti del mondo economico e delle Associazioni.

Gli interventi hanno evidenziato l'importanza della Manifestazione, l'impegno dei volontari e, in particolare, l'iscrizione della sopressa di Valli del Pasubio nel registro provinciale dei prodotti De.Co..

Le sopresse fatte in casa, in gara per l'assegnazione del titolo di sopressa dell'anno, sono state attentamente valutate dai Ristoratori della Val Leogra che hanno assegnato la targa all'insaccato prodotto da Giuseppe Zanetti, di Via Ariche.

Centinaia di persone hanno affollato per tutto il giorno lo stand gastronomico dove hanno potuto apprezzare i piatti della tradizione contadina, primo fra tutti quello di polenta e sopressa. Sono stati un centinaio i partecipanti alla camminata, accompagnata dagli animatori turistici, che hanno fatto conoscere angoli caratteristici e scorci paesaggistici di notevole bellezza.

Il centro storico è stato animato dal Mercatino artigianale e dalle note allegre e goliardiche del gruppo Taca banda. Molto frequentata la Mostra Fiori della Val Leogra con tavole di erbario di Bruno Minotto, del 1934, illustrata da Flora Todesco.

La Sagra prosegue nei prossimi giorni e avrà il suo clou il giorno di ferragosto con numerose attrazioni, fra cui il mercatino in piazza fino a tarda sera, la tombola in Piazza e il grande spettacolo pirotecnico.

Formajo de pignato. Un sapore da tutelare

IL GIORNALE DI VICENZA

Giovedì 12 Agosto 2010

CALTRANO. Chiesta la De.Co. pure per le mele

Formajo de pignato
Un sapore da tutelare

Dagli amministratori caltranesi parte una richiesta unanime: concedere a due prodotti locali la De.Co, ossia la denominazione d'origine comunale a loro tutela.
In prima linea il "formajo de pignato", antica lavorazione praticata soprattutto per poter riutilizzare le forme con qualche difetto, oggi ripresa con l'impiego di materia prima di adeguata qualità.
La mela rosa è  invece un prodotto legato ad un progetto promosso dall'assessorato Provinciale all'Agricoltura, che si pone l'obiettivo di salvaguardare e rilanciare questa particolare qualità di mele, destinandole poi alle scolaresche delle località dove i meleti sono sorti.
Dallo scorso anno sul territorio caltranese se ne contano due. Dovrebbero entrare nella loro prima fase produttiva il prossimo autunno.
Con l'approvazione del consiglio comunale, la richiesta della De.Co avvia ora il suo iter per il riconoscimento che consentire di promuovere con maggior forza queste due produzioni caltranesi. R.A.

Gnocchi agli spinaci selvatici. A Campogrosso erbe, burro e formaggi diventano menu

IL GIORNALE DI VICENZA

Lunedì 09 Agosto 2010

Gnocchi agli spinaci selvatici. A Campogrosso erbe, burro e formaggi diventano menu

Quando Adone Storti nel 2001 ha rilevato assieme alla moglie Giovanna Vagheggi il rifugio Alla Guardia si  lanciato in questa nuova avventura con lo stesso entusiasmo che, per tanti anni, lo ha fatto scendere lungo le piste ripide e tortuose con il suo bob. A dispetto della pacatezza che lo contraddistingue, il recoarese Adone nasconde un animo avventuroso. Dieci estati fa - dopo una vita passata nella ristorazione - si  messo in testa di portare la cucina di qualità tra le montagne, ai 1.136 metri della Guardia: Lobiettivo era quello di dar vita ad un ristorante che si staccasse dallimmagine del tipico rifugio alpino e di sfatare un tabù: lavorare 12 mesi lanno in un posto di montagna, osserva.

Lui  il cuoco mentre la moglie Giovanna si occupa della sala. Il futuro  nelle mani del figlio Filippo che si appresta ad affrontare lultimo anno dell'Ipssar Artusi.

Adone, 51 anni, ha iniziato a lavorare da giovanissimo. Già a 13 anni, nel 1972, faceva in estate il lavapiatti all'hotel Trettenero per guadagnare abbastanza e potersi comprare la bicicletta. Dopo il primo anno di scuola alberghiera viene rapito, complice uno stage, dal mondo dei fornelli e inizia un lungo percorso in giro per lItalia. Dai suoi maestri impara con gli occhi perché - sostiene - la gelosia dei cuochi  risaputa.

Ma già dagli 8 ai 10 anni trascorreva le sue estati in malga e quest'esperienza gli é tornata utile proprio Alla Guardia, dove rielabora il prodotto povero per portarlo nella sua ristorazione e farlo riconoscere come un cibo diverso. Un esempio  rappresentato dalle tegoline fumè, fagiolini reinventati con burro di malga e ricotta affumicata.

Un'altra consuetudine che Adone ha ereditato dalle donne delle malghe é quella di raccogliere i gratacrauti, lo spinacio selvatico o erba del buon Enrico, per utilizzarli come verdura. Storti richiama quei tempi con i suoi gnocchi di patate ai gratacrauti: un piatto della memoria e dell'esperienza. Lo spinacio  lessato e condito con il burro. Le erbe, passione condivisa con la moglie Giovanna, sono parte integrante della cucina della Guardia. I prati di montagna rappresentano il luogo ideale per cercarle e creare nuovi piatti. La stessa pasta viene, a volte, colorata aggiungendo all'impasto delle erbe. Il chilometro zero é  un concetto che permea la cucina di Adone Storti. Gli gnochi con la fioreta, piatto De. Co., vale a dire a denominazione comunale, sono preparati seguendo alla lettera la disciplinare dettata dalla Confraternita: fioretta, farina, burro di malga e salvia. Quattro ingredienti e il piatto  servito. Le vicine malghe offrono infatti la possibilità di avere a disposizione formaggi freschi. In questo modo nasce anche la tosella con polenta e le già citate tegoline fumè.

La tosella, che si conserva per un paio di giorni, viene scottata nella griglia per essere poi passata in forno con burro. La polentina di mais Marano con formaggi fusi di malga e porcini  un altro piatto a chilometro zero ben riuscito.

Con le erbe vengono anche aromatizzate le grappe. Notevole la varietà: mirtillo, rosa canina, ortica, menta, ginepro, cumino, pinomugo, ruta e asperula. Dal vicino monte Civillina viene anche il tartufo nero usato per insaporire il rotolo di faraona.

La specialista dei dolci  la moglie Giovanna. Da segnalare la crostata alla marmellata di albicocche con meringa alle noci e le torte con ricotta fresca e frutti di bosco: mirtilli, lamponi e ribes.

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